Maria Campitelli, Trieste 2019. My way on the way -Trophallaxis World. – …Si aggiungono di continuo, nella ricerca della Danelone, nuove appendici, nuovi ruoli, come quello dell’Editore, con il copyright, o quello dell’architetto per la necessità, in entrambi i casi, di convalidare, di autenticare il proprio progetto, il lavoro prodotto, apponendovi un marchio. Nasce così il timbro “Olga Danelone – International Street View”. Oppure, ultimo corollario di percorso, “Pac-Man, in transito” questa creaturina tutto testa e grandi occhi, assimilabile ai giochi elettronici reperibili anche nei casinò e quindi foriera di speranze e desideri, come di percorsi-destino precostituiti, che s’aggira per le vie del mondo, e in cui si cala, nell’era tecnologica, la nostra dimensione umana.
Maria Campitelli, Viaggio Trofallassi, Trieste 2017 – Lettura intrisa di sedimenti scientifici e insieme filosofici, che testimonia un’attenta quanto aggiornata informazione delle vie conoscitive per avvicinarsi ad una realtà che tende a sfuggirci di mano, ma che comunque dobbiamo affrontare.
Claudio Cerritelli ,Flussi Possibili, Milano 2015 – Lo spazio dipinto da Danelone è reale e virtuale, concreto e illusivo, luogo di scambio e di contatto, metafora visiva per rappresentare i mutamenti e i nessi relazionali che sono a fondamento della visione interattiva collettiva. Tempo, spazio, misura, dismisura, flusso, smarrimento: sono concetti ri-pensati come rivelatori di comportamenti e condizionamenti senso-motori che – dalle radici biologiche ai riflessi sociologici- si concatenano in un gioco di continue confluenze tra il naturale e l’artificiale. Lo schema concettuale della “trofallassi” è esplorato dall’artista per riflettere sullo stato d’intensa labilità della percezione, con la speranza che il rapporto tra uomo e mondo possa sottrarsi ai ritmi invasivi della spersonalizzazione seriale per ritrovare – attraverso l’arte – nuove zone di significanza.
Claudio Cerritelli, Inventari e Invenzioni, Milano 2013 – Nella serie degli “inventari bimbi” la pittura di Olga Danelone dialoga con le immagini offerte dai media, con le icone pubblicitarie e commerciali del marketing, l’artista impagina, sul velo del colore, le forme dei vestiari dell’infanzia e i segni simbolici di omologazione specifici dell’universo merceologico. (…) Tutto fa pensare che quest’apertura, verso ipotesi verbo-visuali e verso morfologie pubblicitarie, non sia altro che una fase in cui la pittura si guarda dal di fuori, mettendo nuovamente in gioco la possibilità di dilatare il suo perimetro. Indubbiamente Olga Danelone è interessata al movimento fluttuante delle insorgenze improvvise più che alla ripetizione differente delle medesime regole linguistiche.
Gerardo Pedicini, Scrittura segnica, Napoli dicembre 2013 – L’attento e calibrato riposizionamento della scrittura segnica rende ancor più viva l’opera di demistificazione condotta con sottile ironia.
Angela Madesani, Racconto di Multiversi, Milano 2009 – Il lavoro di Olga Danelone, si pone il serio problema di prendere coscienza delle cose, del circostante, proprio attraverso il linguaggio dell’arte al di là della sua specificità. Nelle opere qui in mostra è la sua esperienza esistenziale, etica nell’attuale società: nessun giudizio, piuttosto il sentirsi dentro, partecipe di ciò che accade.
Gerardo Pedicini, Radiografie mentali, Napoli 2007 – In Acrostico in due tempi (libro d’artista del 2010, edito da etra/arte in appena 10 copie con due incisioni dell’artista), ho cercato di definire le modalità di costruzione del suo apparato segnico con i seguenti versi: ora lei traccia sulla carta ombre di luci, / linee d’aria, profondi respiri di venti, / gravi incroci di spazi che incidono / aperti richiami di lontane energie. // domina così lei il tempo che senza pace / avanza sul foglio dove si raccoglie / nel silenzio lo scrigno segreto / e chiuso dell’anima / lungo incerto asse della vita, / opunzia di spine, virtuale optometro / nascosto nel nebuloso / emblema di un sogno senza fine.
Sabrina Zannier, Alfabeti Sognati, Udine 2007 – Simboli di vita e animazione raccolti in superfici composte da fitti e intricati segni, o liberati in spazi chiari e aleatori, ammiccano alla relazione macro-micro fra cosmo e genetica, mentre simboli astratti, figurine umane germinali, dal volto puntuto o dalla silhouette minimale, affiancate a frammenti più descrittivi di volti, inscenano quell’universo umano che, s’insinua l’idea dell’alfabeto, e l’idea di sogno, che contiene la dimensione della sensorialità.
Joško Vetrih, Pensiero Zen, Gorizia, 2005 – Ci troviamo di fronte a un processo di frantumazione e di ricomposizione in nuove forme del dato reale, che oscilla tra una interpretazione della realtà legata alla visione soggettivistica mistico-razionale del suprematismo russo e un’altra più contingente, più oggettiva e meno sistematica, vicina alla spiritualità Zen.
Claudio Cerritelli, Della Pittura di Olga Danelone, Percorsi senza fine, Milano 2004 – La partita che O. D. sta giocando indica i rischi che ogni scelta comporta, margini invisibili da trasformare in limpide visioni, scacchiere dello spostamento che diventano luoghi sospesi della memoria, casellari in cui deporre segni come sintomi di ulteriori germinazioni di spazi. (…) Si tratta sempre di un gioco dell’inconscio che la ragione controlla, quasi per tenere a distanza il fluire inquieto dei pensieri che affollano la mente: pensieri positivi e negativi, istinti di vita e di morte, tracce del vissuto e intuizioni ancora da vivere, ciò che si conosce e ciò di cui non si sospetta ancora l’esistenza. Questo è il brivido della creazione, il desiderio di volerla assecondare ad ogni istante, quasi senza sapere dove condurrà!
Enzo Santese, Giochi ludici, Pordenone 2003 – Olga Danelone accartoccia consapevolmente la sua ricerca attorno a una metafora: l’essere umano è spesso in balìa degli eventi, che egli stesso determina con le sue azioni senza saperle governare appieno. Lo stesso movimento nel tempo e nello spazio esula dalla volontà del singolo, ma dipende spesso da una volontà collettiva che lo produce.
Alberto Garlini, La mistica del nulla, Udine 2002 – Olga Danelone con uno sguardo puramente visionario stratifica continue purificazioni, fino alla forma prima, all’idea pura.
Andrea Bruciati, Giochi riflessi, Udine 2001 – La dimensione spaziale e strutturale della pittura conduce l’artista ad una consapevolezza nuova della tela, inteso, ora, come luogo esperito. La scansione del tempo, come rivela la stessa autrice, viene conseguita con la ritmicità degli elementi geometrici e con la pausa spaziale cui sottostà l’economia compositiva di tutta la recente produzione. E’ attraverso questo ritmo e musicalità dei diversi accordi, soprattutto quelli realizzati con le cromie più difficili e a-tone, che il tempo entra nella tela, che l’indagine strutturale del dipinto diviene materia fluida di una propria evoluzione professionale e personale. Lei stessa, occorre rilevarlo, vive questi spazi a due dimensioni, come una specie di racconto diaristico del proprio vissuto, in cui tutto è ‘gioco, movimento, essere’.
Stefano Aloisi, In Divenire, Pordenone 1998 Le sovrapposizioni materiche, disposte quasi in maniera liquida, si spiegano, nei lavori della pittrice friulana, come sicura valenza psichica affermando, nella loro presenza, come il pensiero trova forma nelle cose e che le cose attraversa in una sorta di magma gioioso e vitale.
Stefano Aloisi, Presenze e passaggi, Pordenone 1997 – In una sorta di rilettura della cosiddetta pittura analitica, tesa ad un’unione tra la pratica del dipingere e il pensiero teorico, si svolge la ricerca artistica, che segna il periodo che va dal ’93 al ’97, di Olga Danelone, attenta, infatti, ad una indagine conoscitiva che si impossessa delle oggettive strutture della pittura. In una sorta di allineamento su posizioni come quelle di Pino Pinelli e Robert Mangold si determina tale ricerca e i risultati parlano di una pittura – pittura, nonché di una sicura conoscenza di tutti i passaggi che dal piano teorico sfociano nell’opera realizzata. In questo ciclo di opere della Danelone è la natura, sia in tentacolari tronchi accatastati, sia sotto forma di geometriche file di eterei arbusti, a parlare in prima persona. Una natura, però, avulsa dalle consuete raffigurazioni iconografiche, pronta, piuttosto, a vivere come un fondale in cui s’inseriscono i mondi interiori e spirituali dell’artista. (…)
Vania Gransinigh, Brevi segnali dell’anima, Udine 1997 – Le immagini di Olga Danelone sono la testimonianza del costituirsi intrinseco dell’azione pittorica, lucidi fondali su cui, a tratti, galleggiano e si accendono vividi tasselli cromatici, sorta di fosfeni luminosi, con il compito di condurre lo sguardo dello spettatore all’interno dello spazio dipinto costringendolo a concentrarsi in luoghi deputati, mutando continuamente la prospettiva e il punto di osservazione privilegiato.
Sabrina Zannier, Tessere, Udine 1994 – Queste cellule, che punteggiano ogni dipinto dinamicizzando la superficie e dotandola di una sorta di corrente, di circuito che tende a collegare le diverse zone rappresentate, suggerendo il principio della simultaneità, trovano sviluppo nelle strutture formate da tre elementi irregolari, in cui il supporto stesso diventa cellula, questa volta fuoriuscita dai limiti della superficie pittorica, per ridefinirne un’altra, con l’aggiunta di nuove implicazioni spaziali.
Catalogo: Olga Danelone In linea d’aria / As the crow flies, a cura di Claudio Cerritelli, Trart Edizioni, Anno 2015, ISBN 978-88-99230-00-5
Catalogo: Olga Danelone Povest o multiverzumu/Racconto di multiversi, a cura di Angela Madesani, Editore Kulturni dom Nova Gorica, Anno 2009, ISBN 978-961-6783-00-2
Catalogo: Danelone Se dici, a cura di Claudio Cerritelli, Collana Arte e Territorio n°11, Arti Grafiche Friulane, Anno 2004
Volume: Poeti e pittori di 2° Tempo, a cura di Alessandro Carandente, Marcus Edizioni, Anno 2013, ISBN 9788890819315